La Bellussera, viticoltura storica
Il sistema di allevamento “a Bellussi” è un patrimonio storico e culturale ben riconoscibile, che caratterizza il paesaggio della pianura alluvionale del Piave.
La natura, modellata e arricchita dalla presenza e dall’azione quotidiana dell’uomo, ha assunto una forte identità, tanto da creare nei suoi abitanti un saldo senso di appartenenza.
Ma come è nata la Bellussera?
Un piccolo quadro storico
Nell’Ottocento la situazione delle campagne della zona del Piave era notevolmente diversa da quella che attualmente siamo abituati a vedere.
Tutte le terre erano coltivate in regime di mezzadria. Questo significava che solo 1/3 del raccolto spettava chi coltivava le viti e per il sostentamento delle famiglie c’erano numerosi altri fattori di cui era necessario tenere conto.
All’epoca un’ulteriore fonte di reddito molto importante erano i gelsi per la produzione dei bacchi da seta ma anche l’erba che era necessaria per l’alimentazione del bestiame. Un problema a cui i contadini dovevano far fronte, inoltre, era la peronospora, malattia della vite in grado di attaccare tutti gli organi verdi della pianta.
Per far fronte alle necessità sopra citate, verso la fine del secolo, a Tezze di Piave, i fratelli Bellussi idearono una nuova forma di allevamento delle viti, la Bellussera.
La Bellussera
La Bellussera rappresentava un piccolo ecosistema di coltivazioni agricole integrate.
La forma che veniva data alla vite era ampia, espansa, alta da terra e produttiva: permetteva di ottenere un raccolto più sano, ricco e si poteva adibire il fondo a prato, molto utile per l’alimentazione degli animali.
La Bellussera è stata l’elemento caratterizzante del nostro paesaggio per tutto il ‘900 e fino ai giorni nostri: inconfondibile frutto di un fine studio geometrico che ne fa un vero e concreto esempio di viticultura realmente sostenibile.
I vigneti a Bellussera prevedevano un impianto molto ampio. Erano composti da pali-tutori piantati a 8-10 metri l’uno dall’altro e tra i filari era prevista una distanza di circa 4 metri. Ogni palo sosteneva 4 viti disposte a croce ad un’altezza di circa 3 metri e i filari visti dall’alto assumono una caratteristica forma a rete.
Questo sistema donava alle viti più luce e aumenta la produzione, allo stesso tempo questa disposizione teneva la pianta lontana dal suolo dove la peronospora proliferava.
Con l’abbandono della mezzadria anche la concezione della viticoltura è cambiata assumendo forme più convenienti per una vendemmia meccanizzata ma, per alcuni produttori, il fascino della Bellussera non è mai venuto meno e hanno continuato a mantenere vive le tradizioni tramandate dalle generazioni passate.
Tra questi produttori ci siamo anche noi di Enotria Tellus che abbiamo sempre voluto valorizzare questo antico metodo di coltivazione a ad oggi tra i nostri vigneti è ancora possibile ammirare i reticolati che essi creano.